Il quadro macroeconomico continua a presentare caratteristiche apparentemente contradditorie. Alcuni dati sono chiaramente positivi: mentre la Germania, dopo il secondo trimestre in crescita negativa del Pil (-0,3% nel periodo gennaio-marzo 2023, dopo il -0,5% di ottobre-dicembre 2022), è entrata in recessione tecnica e il resto d’Europa non è mediamente in condizioni migliori,
l’Italia registra valori sensibilmente superiori alle aspettative, con il Pil del primo trimestre 2023 in crescita dello 0,6% rispetto al trimestre precedente, e dell’1,9% rispetto allo stesso periodo del 2022. A questi dati se ne aggiungono altri altrettanto confortanti:
Il prezzo del gas continua un trend in discesa (sia pure con fisiologiche oscillazioni) che lo ha portato a livelli inferiori a quelli precedenti al conflitto Russia-Ucraina, sterilizzando quindi la principale (anche se non l’unica) causa d’inflazione: ad aprile i prezzi alla produzione registrano un relativo raffreddamento.
Anche i
dati sull’occupazione sono relativamente positivi (fermo restando che l’Italia continua a presentare dati occupazionali e retributivi peggiori della grande maggioranza dei Paesi industrializzati). Secondo l’Istat il tasso di disoccupazione ad aprile 2023 è del 7,8%, -0,1% rispetto a marzo e -3,5% su aprile 2022. Inoltre, nello stesso mese il tasso di occupazione sale al 61% mentre quello di inattività cala al 33,6% (-0,1% nel mese, -0,9% sull’anno): ciò significa che è
diminuita anche la quota degli ‘scoraggiati’, di coloro cioè che non risultano disoccupati perché il lavoro hanno rinunciato a cercarlo.
Anche in termini qualitativi la situazione occupazionale è in miglioramento: si registra un
aumento dell’occupazione dipendente a tempo indeterminato e un calo di quella a termine (precari). Ad aprile 2023, infatti, i dipendenti permanenti sono aumentati di 74mila unità sul mese e di 468mila sull’anno, mentre
i dipendenti con un contratto a termine sono diminuiti di 30mila unità rispetto a marzo e di 149mila sull’anno.
Il miglioramento è particolarmente evidente sul
fronte dell’occupazione femminile: l’aumento di 48mila occupati ad aprile 2023 (rispetto a marzo) è infatti la somma algebrica data da un calo di 4mila unità tra gli uomini e un aumento di 52mila unità tra le donne. Anche su base annua le donne registrano il risultato migliore, con
217mila occupate in più, a fronte di un aumento di 173mila unità tra gli uomini. Il
tasso di occupazione femminile arriva così ad aprile al 52,3% con un aumento dello 0,3% su marzo e una crescita di 1,4% sullo stesso mese dell’anno precedente (+0,6 punti sull’anno per gli uomini).
Anche il
crescente mismatch tra domanda e offerta di lavoro, insieme all’aumento del numero dei dirigenti (soprattutto delle donne) nel settore privato può essere interpretato in termini positivi:
le imprese tendono a ‘managerializzarsi’ di più (fenomeno, questo, assolutamente necessario, in un Paese contraddistinto da una quota eccessiva di microimprese a carattere familiare), e a sviluppare miglioramenti tecnologici di prodotto e di processo (ivi compresa la digitalizzazione), richiedendo, pertanto, personale qualificato.
Il
commercio con l’estero fino a ora ha mantenuto un trend sostanzialmente positivo, nonostante gli inevitabili effetti sul nostro export della recessione tecnica della Germania (che fanno registrare un rallentamento ad aprile). Nel trimestre dicembre 2022-febbraio 2023 l’export è cresciuto dell’1,1%, mentre l’import è calato del 6,5%. Su base annua, sempre a febbraio 2023, l’export è cresciuto del 10,8% in termini monetari, sterilizzando quindi gli effetti inflattivi (+0,1% in volumi), mentre è pressoché stazionario in volumi (+0,1%). È interessante notare che la
crescita dell’export in valore è molto più sostenuta per i mercati extra europei (+17,2%, con +131,3% con la Cina, +26,2% con la Turchia, +18,2% con gli Usa), rispetto all’area Ue (+5,5%, con +12,9% con la Spagna, +9,8% con la Francia). Tra i settori che hanno contribuito maggiormente all’aumento tendenziale dell’export ci sono: articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+51,3%), macchinari e apparecchi vari (+12,7%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+12,4%), coke e prodotti petroliferi raffinati (+29%).
In calo la produzione, tendenze divergenti in base ai settori
I dati sulla
produzione industriale relativi al primo trimestre 2023 appaiono, però, andare in tutt’altra direzione, con indici in calo su base mensile (-0,6%), trimestrale (-0,1%) e annuale (gennaio-marzo in calo dell’1,5% rispetto allo stesso periodo del 2022). La ripartizione settoriale evidenzia come tali dati aggregati siano la
risultante di tendenze divergenti: mentre per Mezzi di trasporto e Macchinari, Elettronica e Farmaceutica i valori sono ancora positivi, in calo risultano Alimentare, Tessile-Abbigliamento, Gomma-Plastica e, soprattutto, Legno-Carta, Chimica e Metallurgia. Questa differenziazione sembra, quindi, rappresentare una
tendenza negativa che risale le filiere produttive: man mano che rallenta la domanda di prodotti finiti diminuisce, in misura più consistente, quella delle relative materie prime, perché le imprese utilizzano le scorte prima di effettuare nuovi ordinativi.
Allargando lo sguardo a tutti i settori produttivi, è facile verificare che
l’andamento positivo del Pil è dovuto soprattutto ai servizi (nei quali, infatti, è più elevata l’occupazione femminile): Turismo certamente, ma probabilmente continua a rivelarsi la ‘onda lunga’ del calo demografico, destinato ad avere effetti macroeconomici sempre più sensibili. Infatti, oltre all’ovvio,
diretto, effetto sulla spesa pensionistica, l’invecchiamento della popolazione (peraltro in riduzione nei valori assoluti) comporta significative evoluzioni degli equilibri macroeconomici: gli anziani non sono più economicamente produttivi, ma contribuiscono in termini crescenti ai consumi, soprattutto di servizi sociosanitari e assistenziali; da qui un Pil sempre più dematerializzato, a parità di condizioni. Non è credibile che gli interventi a sostegno della natalità (come l’aumento dei posti in asili nido previsti dal Pnrr), per quanto assolutamente opportuni, possano comportare un’
inversione della curva demografica: sarà necessario ricorrere a una gestione razionale e strategicamente lungimirante dei flussi migratori, come ormai richiesto non solo da alcune parti sociali, più sensibili per motivi umanitari, ma anche da molti rappresentanti del sistema produttivo, preoccupati per la sostenibilità delle loro attività nel medio-lungo termine.
Nicola Costantino (Bari, 1951), ingegnere, è Professore Ordinario di Ingegneria Economico Gestionale presso il Politecnico di Bari, del quale è stato Rettore dal 2009 al 2013. Autore di circa trecento pubblicazioni a carattere internazionale e nazionale, prevalentemente sui temi del Supply chain management e del Construction management, ha svolto attività di ricerca e didattica in Usa, Regno Unito, Danimarca, Spagna, Cina. In qualità di Direttore tecnico di una delle maggiori imprese generali di costruzioni italiane, ha curato la realizzazione di importanti opere di ingegneria industriale e civile in Puglia e Basilicata (centrale Enel di Brindisi Sud, numerose centrali telefoniche, centri di meccanizzazione postale, nuova chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, ecc.). È stato consigliere di amministrazione di Tecnopolis Novus Ortus e del Centro Laser di Bari. È stato Amministratore Unico di Acquedotto Pugliese Spa dal 2014 al 2016 e Presidente del Consiglio di Amministrazione di Retegas Bari Spa dal 2016 al 2021. Attualmente è componente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.