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Progettazione sostenibile, un metodo innovativo per ridurre l’impatto ambientale dei prodotti

Green economy
La sostenibilità ambientale è un tema di forte attualità e di interesse mondiale. Il raggiungimento della Green economy rappresenta oggi una delle più grandi sfide con cui le istituzioni e la società moderna sono chiamate a confrontarsi per un futuro sostenibile. Negli ultimi anni, infatti, la progettazione sostenibile (altrimenti detta “Ecodesign”) è stata considerata come uno degli approcci più promettenti per ottenere una significativa riduzione degli impatti ambientali. Allo stato attuale, nonostante non sia ancora disponibile una definizione univoca di questo modello, è possibile affermare che, anche se espresso con parole differenti, il concetto di fondo è sempre il medesimo. Emersa per la prima volta attorno agli Anni 90, la progettazione sostenibile concerne “un approccio di tipo proattivo durante lo sviluppo di un prodotto o servizio, con la finalità primaria di considerare e valutare i principali aspetti ambientali legati al processo e al prodotto stesso” (Pigosso, 2013). L’obiettivo è, quindi, quello di ridurre l’impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita del prodotto, senza però rinunciare ad aspetti basilari della progettazione tradizionale, come qualità, funzionalità, costi e prestazioni. Poiché il numero di aziende interessate alla transizione verso lo sviluppo sostenibile è in forte aumento, il mondo della ricerca scientifica ha cercato di adeguarsi, proponendo differenti strumenti e framework per supportare le imprese nella creazione dei princìpi della progettazione sostenibile. Attualmente, però, differenti studi mettono in luce come la maggior parte di tali modelli non rappresentino un supporto concreto per le aziende. I motivi sono molteplici e i principali sono illustrati brevemente di seguito. Innanzitutto, i concetti sono espressi in maniera troppo generica. Se i contenuti presenti in un framework necessitano di un eccessivo livello di personalizzazione, spesso il rischio è quello che molte delle decisioni chiave siano affidate all’azienda stessa. Al contrario, quello che l’impresa ricerca sono indicazioni chiare ed esaustive. In secondo luogo, vi è un’eccessiva difficoltà di comprensione dei contenuti. Molti dei modelli di integrazione presenti in letteratura sono descritti in maniera troppo complessa. La naturale conseguenza è che, per essere totalmente capiti, necessitano di un elevato livello di conoscenze specifiche. Frequentemente, però, le aziende non dispongono di figure con un adeguato grado di know how relativo alla progettazione sostenibile o ai metodi di gestione, impedendone pertanto l’utilizzo. Un altro punto riguarda il focus su una specifica categoria aziendale. Numerosi framework di integrazione della progettazione sostenibile possono essere impiegati solamente per specifiche aree dell’organizzazione o settori di mercato. Infine, vi è una scarsa attenzione al soft side dell’Ecodesign. Spesso non viene considerata l’importanza della comprensione del concetto di progettazione sostenibile da parte dei membri dell’azienda. In particolare, poiché “promuovere la partecipazione dei dipendenti, la formazione e la gestione della conoscenza, superando la resistenza al cambiamento” (Boks, 2006) deve essere un obiettivo comune, è necessario permettere a tutti i collaboratori di possedere un adeguato livello di conoscenze relative alla questione ambientale e alla progettazione sostenibile. In questo modo si creano le condizioni necessarie per ottenere un ambiente di lavoro totalmente coinvolto nel raggiungimento dell’ambizioso obiettivo.
L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Aprile-Maggio 2022 di Sistemi&Impresa. Per informazioni sull’acquisto di copie e abbonamenti scrivi a daniela.bobbiese@este.it (tel. 02.91434400)

ecodesign, green economy, sostenibilità