Andrea Tomat, l’uomo che ha rilanciato Lotto
La vena imprenditoriale gli appartiene da sempre. Almeno fin da giovanissimo quando, figlio di un ferroviere e dunque non avendo un’azienda da ereditare, ha scelto il percorso di studi – diploma di maturità Scientifica e successiva laurea in Economia aziendale a Venezia con lode – che gli ha aperto le porte delle imprese che ha poi finito per rilevare con operazioni di management-buy-out. “Il mio sogno era realizzare un progetto in prima persona e diventare imprenditore”, confessa Andrea Tomat, Presidente di Lotto Sport Italia, azienda di Montebelluna in provincia di Treviso specializzata nelle calzature e abbigliamento tecnico per il calcio e il tennis, e Stonefly, marchio di calzature dedicate al comfort.
Per realizzare il “sogno”, il manager ha “gettato il cuore oltre l’ostacolo” non appena ha avuto la possibilità di indossare i panni del capitano d’impresa. L’occasione è arrivata dopo qualche anno che Tomat era arrivato in Lotto (il ‘vecchio’ nome dell’azienda) e poi in Stonefly (inizialmente una divisione di Lotto, in seguito diventata un’azienda del gruppo). Una crisi della prima ha generato a cascata una serie di eventi che hanno coinvolto anche la seconda e portato Tomat a guidare il management nell’acquisto di entrambe le aziende e nel successivo rilancio dei due marchi.
Ma riavvolgiamo il nastro e partiamo dall’inizio, magari dal servizio civile come vigile del fuoco, quasi che il tema del ‘salvataggio’ fosse una vocazione innata.
Sviluppo del marchio con le sponsorizzazioni
Conclusa l’esperienza da pompiere, Tomat entrò in una multinazionale Usa, facendo esperienza prima a Belluno, poi a Strasburgo e infine a Torino e a Milano. In Lotto fa la sua apparizione nel 1987: l’azienda era stata fondata nel 1973 dai fratelli Caberlotto che anni prima avevano creato e guidato Caber – specializzata nella produzione di scarponi da sci (il nome è la prima parte del cognome degli imprenditori) – poi ceduta nel 1974 alla americana Spalding. Inizialmente specializzata nella produzione di scarpe da tennis e poi in quelle da calcio, Lotto (il nome è la seconda parte del cognome) aveva rivolto l’attenzione anche al basket, alla pallavolo e all’atletica, espandendo la propria offerta sia nell’ambito performance sia nel tempo libero con un’ampia linea di prodotti. Il logo nel tempo è però restato immutato anche dopo il passaggio di proprietà: resiste la doppia losanga formata da un campo da tennis e uno da calcio sovrapposti che rappresentano la passione per lo sport e i valori quali il rispetto e il fair play che riflettono il Dna dell’azienda. Inizialmente a Tomat venne affidato l’incarico di Licensing Manager, occupandosi delle licenze di uso del marchio; ma in Lotto si fece presto strada, arrivando a ricoprire il ruolo di Responsabile del Marketing: “Ricordo il compito di preparare il brand in vista del Mondiale di calcio di Italia 90”, spiega il Presidente di Lotto Sport Italia. Già da qualche anno i marchi dello sport si legavano ai grandi personaggi dell’epoca. Per Lotto il primo fu il tennista australiano John Newcombe, otto volte vincitore di Wimbledon, e poi l’italiano Tonino Zugarelli, campione in Coppa Davis e José Luis Clerc il grande tennista argentino, re della terra rossa. Nell’atletica la partnership è stata con Said Aouita, tra i più grandi mezzofondisti della Storia, in grado di vincere in tutte le discipline dagli 800 ai 10mila metri e di laurearsi, primo del suo Paese, campione olimpico. Ma fu proprio negli Anni 80-90, con la produzione dei primi modelli di scarpe da calcio, che Lotto si legò ad atleti e squadre di primissimo livello, come il capitano della Nazionale italiana Dino Zoff e i calciatori del Milan Carlo Ancelotti, Roberto Donadoni e Ruud Gullit, e ancora Aldo Serena e la Nazionale Olandese. Negli Anni 90, grazie allo sviluppo fuori dall’Italia già consolidato e alla distribuzione in 60 Paesi, Lotto si affermò leader del settore dell’abbigliamento e delle calzature sportive grazie al mix tra innovazione e tradizione che permettono al marchio di legarsi a professionisti come Martina Navratilova – l’unica tennista al mondo ad aver vinto in tutte le specialità esistenti, tutti i tornei del Grande Slam e la WTA Championships, oltre alla Fed Cup – Boris Becker e Thomas Muster; nel calcio, invece, erano i tempi della vittoria in Champions League del Milan e del successo in finale contro il Barcellona. “L’accordo con la squadra rossonera è stato un mio grande risultato personale, ma nell’anno del trionfo ero già in Stonefly”, ricorda Tomat.Il rilancio di Stonefly
Il manager, infatti, nel 1993 venne scelto dai fratelli Caberlotto per guidare, nel ruolo di Amministratore Delegato, l’ex divisione di Lotto diventata un’azienda del gruppo focalizzata nella produzione di scarpe civili e che necessitava di un rilancio. “Subivamo la concorrenza della calzatura sportiva come tutte le scarpe casual del settore”, precisa Tomat, ricordando la decisione di “orientarsi da subito verso il mercato del comfort e del benessere proponendo un prodotto che fosse ideale anche da indossare in città”. L’ispirazione al manager viene da Ecco, il brand di calzature danese nato nel 1963 con l’idea che devono essere le scarpe a doversi adattare a chi le indossa e non viceversa. “Nel giro di due-tre anni abbiamo riconfigurato l’offerta e puntato sul target donna che oggi vale il 70% del nostro mercato; poi abbiamo rafforzato il marchio, puntando sul comfort grazie al know how mutuato dall’esperienza di Lotto in ambito sportivo”. Riposizionato Stonefly grazie alla scelta ‘pioneristica’ – almeno nel nostro Paese – Tomat riportò i conti in utile triplicando le vendite. Ma proprio in quegli anni, in Lotto la situazione si fece difficile rischiando di pregiudicare lo sviluppo di Stonefly.
L’intervista completa è stata pubblicata sul numero di marzo-aprile di Sviluppo&Organizzazione.
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Dario Colombo, laureato in Scienze della Comunicazione e Sociologia presso l’Università degli Studi di Milano, è caporedattore della casa editrice Este. Giornalista professionista, ha maturato esperienze lavorative all’ufficio centrale del quotidiano online Lettera43.it dove si è occupato di Economia e Politica, e nell’ufficio stampa del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane.
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