Polti, di padre in figlia: un passaggio generazionale di successo
È una storia di passione, determinazione e tenacia quella di Polti. Ma anche di innovazione, idee imprenditoriali e sogni realizzati nati nel Sud Italia, terra di migranti dai grandi progetti, costretti – spesso – a trasferirsi al Nord per trasformare in concretezza i propri propositi. Però in questa storia c’è spazio soprattutto per le persone e per una famiglia, quella Polti, che ha saputo difendere i propri prodotti e posizionarsi sul mercato con un ruolo di leader. Grazie allo stile manageriale del vertice e alla seconda generazione che oggi guida il Gruppo.
Era un giovane promettente, Franco Polti, quando dal paese natale di San Pietro in Guarano in Provincia di Cosenza – lo stesso di Riccardo Cordiferro, il paroliere dei versi di Core ‘ngrato, una delle pietre miliari della canzone napoletana – partì per il Nord per essere impiegato in un’impresa di costruzioni ferroviarie della quale il padre Stefano, lombardo doc che nel 1925 aveva lasciato Lemna (frazione di Faggeto Lario) sulle sponde del Lago di Como per trasferirsi in Calabria, era diventato un importante dirigente. Ma di passare per un ‘privilegiato’ con un posto di lavoro grazie al genitore, Franco Polti non ne voleva sapere; quando l’azienda avrebbe voluto licenziarlo astenendosi per rispetto “a quel galantuomo del padre”, come lui stesso ha raccontato nella sua biografia My challenge, una storia vera (edizioni Lampi di stampa, 2007), rispose: “Io non ho bisogno di nessuno, né di voi né del vostro lavoro; mi bastano la mia testa e le mie mani”. E aveva ragione, perché da lì prese il via la sua storia imprenditoriale (Franco Polti ha persino una pagina su Wikipedia).
Oggi l’azienda Polti è saldamente nelle mani di Francesca, secondogenita di Franco e Teresa (quest’ultima è Amministratore Unico della società): classe 1977, Lady Polti dal 2009 ricopre il ruolo di Direttore Generale, dopo essere stata Project Manager e Financial Director dell’organizzazione che conta circa 300 dipendenti e un fatturato di 70 milioni di euro con filiali in Francia, Inghilterra, Germania, Spagna, Portogallo e Nord America e la presenza dei prodotti – di cui la maggior parte assemblati in Italia– in oltre 50 Paesi.
La giovane manager alla guida del Gruppo
Stesso piglio e determinazione di Franco, Francesca Polti ci accoglie nell’azienda di Bulgarograsso, in provincia di Como, in una fredda mattina di gennaio: dietro lo sguardo vivace e il sorriso sincero, si nasconde una manager che, nonostante la giovane età, ha già curato progetti importanti per la sua organizzazione: l’apertura della filiale Usa, la riorganizzazione di quella spagnola, la ristrutturazione finanziaria del gruppo e il lancio di una nuova famiglia di prodotto. D’altra parte è nel Dna di famiglia fare impresa in giovane età: il padre non aveva neppure 35 anni quando ideò Vaporella, il ferro da stiro professionale a uso domestico che ha rivoluzionato il mercato. “Nel 2017 abbiamo pianificato il lancio di un prodotto innovativo sullo stile di quello che ha dato vita a Polti”, confessa Francesca Polti. Che oggi dalle mani del padre ha ricevuto il ruolo di grande responsabilità: “La sua passione e le sue capacità professionali confermano la correttezza della decisione di tirarmi gradualmente da parte e di lasciarle lo spazio che merita”, ha scritto il genitore nella sua biografia; e nella stessa opera, Franco Polti ha anche confessato di aver avuto intenzione di “cedere buona parte del pacchetto azionario di Polti”, salvo poi fare dietrofront. “Non avevo ancora visto Francesca all’opera”. Poco più che 30enne s’è ritrovata al vertice dell’azienda: qual è stato il percorso che l’ha condotta al suo attuale ruolo? Dopo la laurea in Bocconi e la specializzazione in gestione delle imprese internazionali, ho iniziato a lavorare presso la filiale italiana di Sanford International come Financial Controller Assistant. Poi sono entrata in Polti per svolgere uno stage nell’area finanza e mi sono appassionata, tanto da aver individuato alcune aree di miglioramento. Quindi sono diventata Chief Financial Officer e in questo ruolo ho iniziato a confrontarmi seriamente con mio padre. Per leggere l’articolo completo pubblicato sul numero 272 di Sviluppo&Organizzazione Gennaio-Febbraio 2017 – acquista la versione .pdf scrivendo a daniela.bobbiese@este.it (tel. 02.91434419)Dario Colombo, laureato in Scienze della Comunicazione e Sociologia presso l’Università degli Studi di Milano, è caporedattore della casa editrice Este. Giornalista professionista, ha maturato esperienze lavorative all’ufficio centrale del quotidiano online Lettera43.it dove si è occupato di Economia e Politica, e nell’ufficio stampa del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane.
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